Ha portato tanto del giocatore nel suo ruolo di allenatore ed ora è pronto a iniziare una nuova avventura che lo porterà in giro per l’Italia con la Juniores Nazionale della S.S.Matelica. Il nuovo tecnico Ferdinando Salvetti è carico di entusiasmo e voglia di cominciare. Sabato alle 16 al Comunale farà il suo esordio sulla panchina della Juniores biancorossa nella gara contro la Jesina. Nato a Camerino il 4 marzo 1964 si definisce “appassionato di calcio”. Proprio la passione lo ha portato ad allenare i più piccoli, inaspettatamente: “Ho avuto diverse esperienze in prima squadra, anche in categorie piuttosto importanti come l’Eccellenza. Mai avrei pensato di allenare il settore giovanile e, invece, è proprio lì che ho trovato la vera dimensione: è un arricchimento continuo”. Una carriera che da calciatore, nel ruolo di centrocampista, ha vissuto prevalentemente al Camerino passando per Macerata, Cingoli e Cerreto. Leggiamo cosa ha raccontato il neo tecnico della Juniores.
Mister Salvetti, come e quando hai deciso di fare l’allenatore, dopo essere stato un calciatore?
“Sono due ruoli completamente diversi. Da giocatore giochi, sudi, vivi le partite a pieno. Da allenatore è un’altra cosa, ma chiaramente porti qualcosa di te anche in panchina. Sono stato fortunato ad avere tanti tecnici bravi: Castori, Piccioni, Oddi per citarne alcuni. Mi hanno sicuramente plasmato”.
Come affronti questa nuova avventura?
“Con molto entusiasmo. Alleno la seconda squadra di una delle realtà più importanti delle Marche, che sta facendo un grandissimo lavoro e si sta facendo apprezzare a livello nazionale. Non potrebbe essere altrimenti. Alleno un gruppo formato da tutti giocatori di Matelica, siamo in tanti, tantissimi (28 ndr) e forse non tutti troveranno spazio, ma sono contento ed entusiasta che tutti abbiano comunque deciso di rimanere. Si è formato un gran bel gruppo”.
Cosa hai chiesto ai ragazzi?
“A loro, dal primo giorno ho detto di non dare nulla per scontato, di essere fieri del privilegio che hanno nel giocare con la Juniores del Matelica e orgogliosi di indossare questa maglia. A tanti sembra quasi ovvio e dovuto, ma non è così. Sono in una struttura organizzata in cui ci sono persone che lavorano per loro e farli trovare al meglio. Già solo questo significa essere dei privilegiati”.
Che allenatore sei?
“Non sono il tipo che carica la squadra. Se ragazzi di questa età, che vivono una realtà così in cui c’è tutto, non fanno i salti mortali, ma hanno bisogno di essere motivati, sicuramente c’è qualcosa che non va. I ragazzi devono fare i salti di gioia e avere voglia e volontà anche di fare sacrifici. Io non sono un allenatore che gli fa trovare tutto pronto, mi piace che siano autonomi e in grado di fare da sè certe cose. Per me è anche questo un modo per crescere”.
Cosa si aspetta da questa stagione?
“Di crescere, io per primo. Per me è un’esperienza nuova, per questo dobbiamo migliorarci tutti a 360 gradi: comportamentale, nell’ordine e nella disciplina che sono le basi per poi poter giocare nella giusta maniera”.
La parola d’ordine con cui inizia il campionato?
“Impegno e divertimento. Il calcio è prima di tutto un gioco e divertirsi aiuta senza dubbio a rendere meglio”.