ALLIEVI CADETTI, MISTER RUGGERI: “Felici di poter essere un esempio”

Mister Francesco Ruggeri con la squadra degli Allievi Cadetti

 

Ci sono gesti che nel calcio valgono più di qualsiasi vittoria. Giornate destinate a essere ricordate, valori che quando messi in pratica fanno diventare un esempio. E’ il caso della squadra Allievi Cadetti della S.S.Matelica allenata da Francesco Ruggeri. Domenica, a Montecassiano, nella gara con la locale formazione, a seguito di un fallo l’arbitro fischia rigore per la S.S.Matelica. Il penalty tuttavia non c’è e i giocatori biancorossi spiegano al direttore di gara che è solo calcio d’angolo. Lui è irremovibile e il giovane biancorosso Tommaso Marino, incaricato ad andare sul dischetto, chiede a mister Ruggeri se può sbagliarlo e calcia la sfera fuori. A raccontare quel momento è proprioil giovane tecnico biancorosso: “In realtà si è trattato di un’azione molto più naturale di quanto possa sembrare. Il rigore effettivamente non c’era – racconta Francesc Ruggeri – così i ragazzi sono venuti da me e gli ho detto di segnalarlo all’arbitro che, invece, ha confermato la sua decisione. Andando a calciare il rigore quindi il giocatore ha deciso, supportato anche dai suoi compagni, di tirarlo fuori. Il merito è tutto loro e, anche se siamo felici di essere considerati un esempio, per i ragazzi è stata una cosa normale da fare e sarebbe successo anche se fossimo stati sullo 0-0 (la S.S.Matelica vinceva 1-0)”.

Nato a Fabriano, classe 1986, Ruggeri è arrivato alla S.S.Matelica questa estate. Dopo aver giocato a calcio fin da piccolino e aver allenato nel settore giovanile della Fortitudo Fabriano, della prima squadra della stessa è diventato allenatore a soli 27 anni. “Devo dire che per me è una piccola soddisfazione della quale parlo con orgoglio anche se le emozioni più belle le ho vissute allenando nel settore giovanile – si racconta Ruggeri – Essere alla guida di una prima squadra da ragazzo è stata un’esperienza positiva, dopo aver allenato per diversi anni nel settore giovanile della Fotitudo, ma allenare i giovani è un’altra cosa”.

Una scelta dunque…

“Assolutamente si. Chissà, forse un giorno potrei ripensare anche ad altre possibilità tra i grandi, ma devo dire che è con i ragazzi che vivo il vero senso del calcio. Il settore giovanile non è un mezzo per arrivare a una prima squadra, ma è proprio dove mi piace allenare”.

Torneresti mai in dietro?

“Tutto fa parte della formazione, in fondo, quindi quello che è stato mi ha aiutato a crescere. Per me allenare nel settore giovanile non è un passo in dietro, ma un passo avanti, anche se può sembrare difficile da comprendere. Aggiungo che questo pensiero si avvalora ulteriormente soprattutto per il progetto della S.S.Matelica destinato a crescere ancora”.

Sei tra le novità dello staff tecnico del vivaio biancorosso. Come hai approcciato a questa nuova esperienza?

“L’estate scorsa, quando sono stato contattato, devo ammettere che sono stato contento per l’opportunità che si presentava. Dopo 10 anni alla Fortitudo Fabriano cercavo qualcosa di diverso e più stimolante. La S.S.Matelica inquadra esattamente questo sotto ogni punto di vista: ambiente, società, persone che vi lavorano. Per questo un mio ringraziamento deve andare al direttore generale Roberto Chiavari e al responsabile tecnico Gianluca Giacometti”.

Vivendola sul campo, la stagione sta rispettando le aspettative?

“Ho trovato esattamente ciò che cercavo e mi aspettavo: un ambiente sano, familiare, ma professionale, nonchè ragazzi molto educati. Sono aspetti che non vanno trascurati anche se possono sembrare scontati. Abbiamo tutto a disposizione e possiamo lavorare veramente bene”.

Dovendo focalizzarti su tre aspetti identificativi in biancorosso quali sarebbero?

“L’organizzazione: è tra le migliori. Avendo vissuto anche altre realtà, devo riconoscere questo primo di tutto. Un gruppo di allenatori molto affiatato è un altro fattore che fa la differenza. Raramente mi è capitato di lavorare così. Siamo tutti collaborativi e c’è grande confronto sempre finalizzato a migliorarci. L’attenzione al ragazzo come regola imposta dalla società prima di tutto. Al di là di ogni risultato, ci è stato chiesto di essere tecnici, ma anche educatori, nel nostro piccolo”.

Domenica è stata una giornata da ricordare per l’episodio di sportività mostrato in campo. Come hanno reagito gli avversari?

“I giocatori della squadra avversaria alla fine ci hanno applaudito e sono venuti a stringerci la mano. E’ questo che conta nel calcio e purtroppo si perde, man mano che si cresce”.

Quali valori cerchi di trasmettere ai ragazzi che alleni?

“Sostanzialmente sono ragazzi che si avvicinano agli adulti per cui l’allenamento si focalizza sulla formazione completa a 360 gradi. Ciò che cerco di trasmettere è soprattutto il senso del gruppo, l’attaccamento alla maglia che indossano e ai colori che rappresentano. Poi a volte mi fanno domande sulla prima squadra ed è bello ascoltare le loro curiosità o come reagirebbero trovandosi in alcune situazioni”.

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