Alla S.S.Matelica è arrivato a metà febbraio, ma in poche partite ha conquistato tutti gli sportivi che lo hanno visto in campo. Il difensore centrale Nicholas Ibojo, nato l’11 novembre 1985 a Città di Castello è tra i protagonisti assoluti della fase finale di stagione in biancorosso che per lui rappresenta, in realtà, un nuovo inizio nonostante un lungo curriculum che lo ha visto con la maglia del Gavorrano, Cagli, Sansepolcro, Taranto. Dopo un lungo periodo di stop a causa di un infortunio, infatti, Ibojo si è rimesso in gioco, ripartendo da Matelica e dai colori biancorossi con cui sente di vivere: “Una nuova fase della mia vita calcistica. Mi sono operato al ginocchio, diversi mesi fa e poi sono stato fermo, prolungando anche la mia assenza dai campi sportivi, perchè aspettavo la chiamata giusta da cui poter ripartire, pur avendo ricevuto diverse proposte. Il mio ringraziamento va, innanzitutto, alla società che ha scommesso in me e ha creduto nel mio apporto dandomi la possibilità di rimettermi in gioco”.
Il Matelica, tuttavia, l’hai conosciuto da avversario…
“Si. Nella stagione 2013-2014 quando giocavo col Termoli. A Matelica disputammo i play off e la gara finì 3-3 favorendo la qualifica del Matelica alla fase successva, grazie alla migliore classifica. Già da lì avevo sentito parlare molto bene di questa realtà che stava emergendo e che negli anni penso si sia consolidata”
Da bimbi tutti sognano di diventare attaccanti, come hai deciso di essere un difensore’
“In effetti può sembrare strano. Anche io come i miei coetanei avevo provato a fare l’attaccante. Poi un giorno un mio allenatore, mi provò in difesa e mi divertii tantissimo capendo che quello era il mio ruolo. Da lì sono diventato il nemico degli attaccanti” racconta scherzando.
Cosa hai provato al tuo ritorno in campo dopo tanti mesi, contro il Monticelli?
“E’ una partita che non dimenticherò perchè ero nervosissimo prima del mio ingresso sul terreno di gioco. Dopo i primi minuti di agitazione ed emozione, però, mi sono tranquillizzato. Il trasporto c’è sempre, anche se sono un giocatore piuttosto esperto”.
Qual è stata la difficoltà maggiore nel ricominciare?
“Ripartire non è mai semplice e il fattore psicologico è sicuramente lo scoglio più difficile da affrontare. Fisicamente stavo bene già da un po’. Devo dire che anche grazie ai miei compagni è andato tutto bene e sono riuscito a superare le “paure” che avevo”.
Qual è stato il momento più bello vissuto nella tua lunga carriera?
“Forse due anni fa a Taranto, il derby contro il Potenza, sempre in serie D. Giocammo davanti a 13mila spettatori e vincemmo andando a festeggiare sotto la curva. Sono emozioni che non si dimenticano”.
La tua squadra del cuore?
“Non ne ho una, simpatizzo per il Perugia che fu la squadra che andai a vedere per la prima volta allo stadio, contro il Parma, da piccolino”.
Il giocaore che è un tuo modello’
“Lilian Thuram. Ecco andai a quella partita proprio perchè i centrali del Parma erano Cannavaro e Thuram e non vedevo l’ora di vedrlo dal vero”.
L’attaccante più forte che hai incontrato?
“Ne ho incontrati diversi, ma ricordo che mi rimase molto in mente proprio Manuel Pera. Ai tempi in cui giocavo col Sansepolcro e lui con la Lucchese, che poi vinse il campionato, mi fece sudare sette camicie, era imprendibile. Meglio averlo come compagno di squadra”.
Tornando al presente, quanto tiene il Matelica a questo finale di stagione?
“Ci teniamo tanto e non dobbiamo prendere sottogamba la partita di domenica col Romagna Centro. Loro non hanno nulla da perdere e questa potrebbe essere un’arma a doppio taglio”.