Entrare in campo ed essere decisivi. E’ stato un esordio capolavoro quello dell’attaccante biancorosso Giorgio Galli che nella prima di campionato in Romagna, contro l’Alfonsine, è entrato a gara in corso contribuendo al ribaltone biancorosso, da 2-0 al definitivo 2-3 per il Matelica. Nato ad Ascoli Piceno il 30 luglio 1980, il bomber si racconta a tifosi e sportivi.
Galli cosa hai pensato quando è toccato a te entrare in campo?
“L’unico pensiero è stato di voler dare a tutti i costi un aiuto ai miei compagni perchè non meritavamo quel risultato che ci vedeva in svantaggio per 2-0. Quando sono entrato ero arrabbiato e avevo solo voglia di dimostrare che potevamo farcela. Insomma ero carichissimo”.
Seguendo la gara dalla panchina nel primo tempo, come avete vissuto quei momenti?
“Scherzando nel post partita l’abbiamo definito un viaggio all’Inferno e ritorno. E’ stato questo lo stato d’animo. Nel calcio non si finisce mai d’imparare. Sembrava una partita stregata: dalla traversa colpita da Lunardini, alle numerose nostre occasioni non realizzate per poi vederci sotto per 2-0. Incredibile. Stava accadendo di tutto, Sembrava un film”.
Cosa pensi abbia fatto la differenza?
“Non posso attribuire i meriti tutti da una parte. E’ stata una grande dimostrazione di squadra. Penso che il 2-1 ci abbia dato la scossa e la consapevolezza che dovevamo recuperare la partita a ogni costo. Dovevamo e potevamo farcela. La fame di riuscirci ha fatto il resto. Ecco, questo credo faccia la differenza, abbinato ovviamente a qualità tecniche sulle quali penso che possiamo contare se guardo ai miei compagni di squadra”.
Cosa ti è passato in mente quando hai segnato il gol del sorpasso?
“Quei momenti sono indescrivibili. Era la prima partita. Non c’ho visto nè capito più nulla. Questa che stiamo affrontando è un’avventura a cui teniamo tanto con i miei compagni e riuscire a centrare un risultato così è stata anche una liberazione, dopo la partita di Coppa andata male”.
Qual è il tuo motto?
“Non mollare mai. Anche nelle difficoltà, nella mia carriera ho imparato che non bisogna piangersi addosso e non è tanto il problema, ma il modo in cui reagisci che cambia tutto”.
La tua squadra del cuore?
“Io sono di Ascoli Piceno e sono cresciuto a pane e Ascoli quindi non posso che dire il Picchio. Nella massima serie simpatizzo per l’Inter. Poi mi appassiono alle realtà in cui si respira calcio a 360 gradi. Mi piace vedere il calore di alcune piazze e l’attaccamento che hanno i tifosi alla propria squadra, nonostante abbiano affrontato mille difficoltà.
Tra i ricordi più belli in 16 anni di carriera?
“Uno dei ricordi più belli che custodisco gelosamente è quando ho avuto la fortuna di giocare all’Aquila. Era l’anno del terremoto, la città era crollata e in macerie, in tanti avevano perso la casa eppure alla presentazione in piazza vedere la gente con sciarpe e bandiere pronta ad applaudirti e sostenerti è stato veramente toccante. Il bello del calcio è che riesce in queste magie. Vedere l’attaccamento di una tifoseria sempre mossa dalla grande passione, avere un contatto diretto con i tifosi, come accade nelle realtà più piccole: è straordinario”.
Testa e gambe alla Jesina, quale deve essere l’imperativo nel preparare una partita così?
“Non abbassare la guardia. Ci attende una gara diversa rispetto a quella con l’Alfonsine. La Jesina sicuramente sarà attentissima e non avremo tante occasioni come le abbiamo avute in Romagna. Sarà una partita molto tattica e dovremo essere più bravi a concretizzare quelle che ci creiamo. Conosco Vagnoni, l’allenatore dei leoncelli, è uno che non molla mai e avrà trasmesso questo atteggiamento anche alla squadra che quest’anno si propone di essere tra le protagoniste del torneo”.