Fabrizio Nizi è lo storico preparatore dei portieri del Matelica Calcio, Mister da quante stagioni lavora con questa società?
Ho iniziato il mio rapporto col Matelica Calcio nella stagione sportiva 2011/2012, e quella di quest’anno è la mia ottava stagione con i colori bianco-rossi. Sono stati anni stupendi, emozionanti ed anche di successi, anni nei quali ho avuto modo di conoscere tantissimi giocatori, bravi ragazzi e non solo sportivamente parlando, con i quali ho condiviso il mio percorso in questa Società Sportiva.
Grazie a Lei, la società ha avuto nel proprio organico diversi portieri con grandi capacità, quali sono le caratteristiche sulla base delle quali seleziona poi i giocatori?
Nell’ultimo decennio il calcio ha avuto una grande trasformazione, dove i tatticismi lo hanno portato ad un livello più spettacolare ed in questo contesto il ruolo del portiere ha avuto un’evoluzione esponenziale. Nel gioco di squadra il portiere è entrato a far parte a tutti gli effetti, non solo come ultimo “baluardo”, di un modo di pensare e vedere il calcio da parte degli allenatori, chiamandoli a svolgere compiti mai pensati. Una sorta di difensore aggiunto poco distante dalla linea difensiva e a volte anche lontano dalla propria, chiamato ad intervenire fuori area di rigore su palle filtranti, decisivo nell’ impostare l’azione e a “fraseggiare” col pacchetto difensivo per creare spazi in campo e poi pronto al lancio finalizzante lungo e preciso oltre ad altro. In tutto ciò, considerando anche il fatto che le regole della federazione impongono l’utilizzo di almeno 4 giovanissimi giocatori in campo, chiamati fuoriquota, molto spesso si opta per un giovane portiere e quindi scegliere diventa fondamentale. Per il mio modo di interpretare il ruolo del portiere e quindi per fare una scelta, valuto alcuni parametri e cerco di capire se ci sono margini di miglioramento ed in quale misura. Ad esempio osservo molto l’aspetto caratteriale ossia cercare di capire se il ragazzo mostra coraggio e quindi propenso a giocare molto alto rispetto alla propria porta, metto alla prova la sua preparazione nell’attività podalica e cioè se ha destrezza con i piedi e se ha buone capacità nel calciare la palla, verifico se è propenso ad attaccare la palla in uscita sia bassa che alta o se tende a subirla, osservo la postura nell’impostazione del gesto che è chiamato a fare. In tutto ciò non dimentichiamoci, ovviamente, che il portiere ha un ruolo specifico e cioè di evitare che la squadra prenda goal, per finire analizzo la loro capacità nelle attività “acrobatiche” in fase di tuffo sia su palle radenti che alte e come gestiscono la fase in cui prendono la sfera. Una volta fatta la scelta si inizia con la preparazione pre-campionato cercando di conoscere meglio i portieri da un punto di vista tecnico, per dare loro il miglior allenamento e quanto necessitano per crescere non solo come atleti ma anche come uomini, insomma plasmarli in ciò che intendo essere portieri e nel modo di pensare da portieri.
Quale stagione è stata più intensa con i suoi atleti dal punto di vista affettivo?
Ogni stagione mi ha lasciato un valore aggiunto nei rapporti personali con gli atleti che ho avuto la fortuna di allenare. In questi anni ho avuto la possibilità di poter lavorare con portieri di diverse fasce di età, dai più giovani a quelli con diversi anni in più, dai più esperti a quelli che sia affacciavano per la prima volta ad un calcio che conta, ovvero non più giovanile dove la cosa fondamentale era la loro crescita ma dove il “risultato” della gara è la cosa che conta. In una stagione si passa moltissimo tempo con loro, dentro al campo di calcio in fase di allenamento e non solo, se vuoi instaurare un buon rapporto con loro e fare in modo che la tua figura di preparatore dei portieri venga considerata e rispettata non solo per la carica che rivesti, devi stargli accanto in tutti i modi soprattutto se sono giovani. Stare in loro compagnia magari davanti ad una pizza, chiamarli al telefono, mandare messaggi e se vuoi che loro si “aprano” con te magari raccontandoti della loro vita, devi essere prima tu a fare questo passo raccontandogli la tua, si devono fidare di te perché poi a loro dovrai chiedergli di mettersi a completa disposizione, perché poi in campo gli dirai più e più volte di sacrificare loro stessi per la propria squadra. A loro faccio fare spesso questa riflessione -“Tu la metteresti la faccia e le mani su una palla dove dall’altra parte c’è chi la sta per calciare? Beh voi dovete farlo!”- Accrescendo e stimolando il loro spirito di sacrificio e senso del dovere, sono pronti a questo ed altro ancora. Come dicevo essere portieri significa pensare allo stesso modo, ci si aiuta l’uno con l’altro, questo si chiama spirito di gruppo ed io che sono il loro allenatore faccio parte del gruppo. Inevitabilmente si crea un’atmosfera magica con loro e si instaura un legame di fiducia, quasi fraterno. La cosa che mi gratifica di più, nel lavoro che svolgo, è sapere che a distanza di anni ancora sono nei loro pensieri, quando un ragazzo mi chiama o mi manda messaggi per me significa che gli sono entrato dentro e mi hanno rispettato per la persona che sono, avere poi modo di vedere alcuni di loro giocare in campionati professionistici mi rende anche orgoglioso.
Che tipo di rapporto ha con tutto lo staff e con la società?
Il mio rapporto con lo staff si basa sull’onesta e la competenza, un po’ quello che è il mio modo di lavorare in campo. Ovviamente all’interno di uno staff devi saper stare al tuo posto e capire che si svolge un ruolo di collaboratore, parlare quando si è chiamati in causa e saper dire le giuste cose, insomma sapersi comportare! Con l’attuale staff siamo alla seconda stagione insieme, sin da subito c’è stata sintonia e molto spesso basta uno sguardo per intenderci. Si lavora molto e intensamente per la squadra e, come in tutti gli ambienti lavorativi, per rendere al meglio e creare maggiore coesione tra di noi e la parte dirigenziale e logistica, si passa del tempo insieme scherzando davanti ad una birra o a una coca-cola. Parlando del mio rapporto con la Società, nella persona del presidente Mauro Canil, di sua moglie Sabrina e del figlio Denis, devo dire che gli sono molto grato per l’attestazione di fiducia che mi hanno dato ogni volta che sono stato riconfermato. La crescita e competenza calcistica le devo anche a questa società che mi ha dato modo di poter vivere un calcio che conta e di lavorare con un livello di qualità elevato, sia nei mezzi che con il capitale umano da allenare. Insomma, oramai al Matelica Calcio mi sento un po’ come a casa mia, potrei definirla la mia famiglia, nutro altissimo rispetto per i colori e la maglia me la sento cucita addosso.
Il portiere Michele Avella è stato decisivo con il S.N. Notaresco che tipo di percorso state facendo?
Sicuramente Michele ha contribuito moltissimo al risultato vincente per come ha interpretato la gara e soprattutto nel finale, nei minuti di recupero ha salvato alla grande il risultato con un suo intervento decisivo per evitare la rete del pareggio, per paragonare l’importanza del suo intervento e descrivere come un portiere si sente dopo aver fatto una simile parata è come dire che un attaccante ha segnato il goal decisivo per la vittoria! Con il “pacchetto” portieri stiamo lavorando duramente e con molta serietà nonostante la loro giovane età, giorno dopo giorno vengono fuori le loro potenzialità ed il miglioramento è visibilmente riscontrabile.
Il Matelica ha puntano pure in questa stagione su un portiere under, secondo lei è una scelta coraggiosa?
Sicuramente sì, parliamo di una scelta coraggiosa. Già da fine giugno, in fase di costruzione della squadra, con Mr Tiozzo e lo staff si è deciso di puntare sul portiere giovane, il più giovane di quelli che la domenica scendono in campo secondo quanto previsto dal regolamento. Insieme a Michele Avella del 2000 ci sono anche gli altri portieri della rosa, Nicolò Luglio del 2000 e Kajus Urbieties del 2001 (in fase di definizione del suo tesseramento), insieme formano un gruppo molto unito e nonostante ci sia una sana e giusta competizione sportiva, sono molto leali tra loro amici in campo e fuori. Essendo portieri molto giovani ovviamente non hanno un “vissuto” calcistico, la loro poca esperienza potrebbe portarli a compiere qualche errore, ma di questo ne siamo coscienti e lavoriamo appunto per metterli il più possibile a loro agio dandogli le giuste competenze tecniche per rendere al meglio.
Ci sono, secondo Lei, giovani portieri interessanti in circolazione?
Nel campionato di serie D ci sono alcuni giovani validi che si affacciano al calcio che conta, alcuni di loro anche esordienti come anche il nostro. Seguo moltissimo a livello nazionale, questo campionato ed ho avuto modo di riscontrare che la maggior parte dei portieri di un buon livello li possiamo trovare nei gironi del centro sud, probabilmente perché vengono fuori da situazioni sociali diverse e sono “mentalizzati” nel dare sempre il massimo.
Qual è il livello dei numeri “uno” del girone F di serie D?
Il giorno dopo di ogni gara faccio una relazione sui portieri avversari e inserisco anche alcune considerazioni personali, ovviamente per giudicare un portiere non posso limitarmi ad una sola gara, dovrei vedere come si comportano in fase di allenamento, ma cerco di vederli nei filmati di tutto il campionato, e a fine stagione evidenzio quelli che possono essere tenuti in considerazione per le loro capacità. Nel nostro girone c’è qualche giovane portiere valido che già conoscevo. Sicuramente Michele Avella è uno di questi. Giudicare il livello dei portieri comunque non è cosa semplice, valutare dei ragazzi che sono in una fase di crescita non è una cosa che amo fare, come ho già avuto modo di dire, un giovane per imparare ha bisogno di sbagliare perché è dall’errore che parte il lavoro per migliorare e capire dove si è sbagliato.
Si sta avvicinando a quota 300 presenze con il Matelica, quali sensazioni emergono ?
Si, mi sto avvicinando a questo traguardo, per la precisione Mercoledì 14 novembre, nella gara interna contro il Francavilla Calcio, saranno 300 le gare ufficiali in veste di preparatore dei portieri con i colori del Matelica Calcio. E’ stata una lunga cavalcata e guardandomi indietro posso affermare che è piena di soddisfazioni; se dovessi fare un bilancio buona parte di queste sono rappresentate da vittorie, da campionati vinti, dalla vittoria in coppa Italia di categoria, di spareggi sofferti ma vinti. Ovviamente nel calcio, così come nella vita, non sempre si può vincere e quindi capita di perdere e purtroppo una sconfitta in particolar modo mi ha lasciato una ferita ancora aperta, ma non ne voglio parlare! Un bellissimo film che si intitola “Ogni maledetta domenica” rispecchia un po’ quello che accade ogni volta che si va a giocare. Le emozioni che precedono la mattina di una gara sono la sintesi di una settimana di lavoro, non solo sul campo, sono adrenalina pura che a descriverle non renderebbe loro giustizia. Dedicare il tempo al calcio equivale a dire toglierlo alla propria vita personale, alla famiglia. Per fare tutto questo bisogna avere vicino una persona che ti capisca, comprensiva che ti supporti e sopporti in quei momenti in cui ne hai bisogno, beh io devo ringraziare mia moglie!