Assolutamente non per cercare alibi, la DG del Matelica Roberta Nocelli ieri sera si è espressa con un lungo post sui suoi social personali.
“È proprio vero – ha scritto – per giocare a calcio non basta essere dotati dalla nascita, ben allenati e tatticamente preparati. Ai tempi del Covid questo, purtroppo, assume un altro valore ed un altro peso. Con la VirtusVecomp Verona abbiamo perso per 1-0 e non penso che i ragazzi siano scesi in campo per aspettare il fischio finale. Credo che ognuno di loro avrebbe voluto portare a casa i punti a tutti i costi, peccato. Non è andata così, ma non ci abbattiamo”.
“In settimana abbiamo vissuto con ansia l’attesa dei risultati dei tamponi (tutti negativi) che sono arrivati sabato e poi tutto il gruppo squadra è partito sereno, ma mai tranquillo. Il fattore mentale nel calcio – ha proseguito la Nocelli – incide tantissimo. In questo momento gli equilibri corrono su un filo di lana e bastano cinque linee di febbre, anche una semplice influenza, per creare subbuglio, incertezze e panico. Leggo, ascolto e spesso non condivido questa visione che hanno i più del calcio, soprattutto in serie C che è l’ultimo anello dei professionisti, di certo non per importanza. Il calcio ai nostri livelli è un lavoro. Dentro alla società c’è un mondo di persone che in modo professionale lavorano ininterrottamente dal lunedì alla domenica. Dovremo tutti fare uno sforzo in più, dovremmo allenare la nostra mente alla ‘positività’, termine quanto meno paradossale oggi, ma quanto mai ricco di significato”.
“Per la prima volta – ha concluso la DG – non sono andata alla partita e ho dovuto seguirla in tv. Non vivere la sfida dal campo non mi ha dato le stesse emozioni che di solito mi godo dal vivo quando sento le voci, i rumori ecc ecc. Teniamo duro ragazzi, rispettiamo il distanziamento, usiamo la mascherina, igienizziamoci le mani e non perdiamo mai di vista il nostro obiettivo. Come dice sempre mister Colavitto, restiamo concentrati”.
“Questo – ha precisato oggi la DG – non per cercare scusanti o altro, ci mancherebbe. Non voglio dire che la sconfitta di ieri sia stata figlia di questa motivazione. La mia era una riflessione generale, non solo rivolta al Matelica nel caso specifico. Vista la situazione attuale, con i casi in crescendo e tante possibili strette in tutto il Paese, tutti i giocatori che scendono in campo con la testa occupata da preoccupazioni ne possono essere condizionati. La concentrazione e l’adrenalina pre-gara risentono del clima che c’è intorno e mai come in questo periodo c’è bisogno di trasmettere ai ragazzi non solo impegno ed attenzione, ma anche serenità. Altrimenti il momento più atteso di questo sport, ovvero la partita, diventa un concentrato di tensione e non più solo il teatro di quelle emozioni che ci fanno battere il cuore, gioire, arrabbiare e lavorare duro tutti i giorni”.