Non ha potuto partecipare direttamente alla prima uscita del suo Matelica, ma nemmeno per un istante il pensiero della DG biancorossa Roberta Nocelli è stato lontano dai suoi ragazzi e da tutta l’organizzazione di inizio stagione che si è ormai innescata al Giovanni Paolo II.
Il Matelica ha effettuato la sua prima uscita: cosa hai saputo e come hai vissuto questo momento a distanza?
A Matelica siamo molto cauti, abbiamo imparato che a contare è solo il risultato finale. Da lontano ho seguito passo passo le due amichevoli ed ho avuto diversi riscontri sia dalle persone presenti che dal tecnico e dal direttore con cui mi sono confrontata. Da ciò che ho saputo ci sono buoni spunti su cui lavorare. Sicuramente il gruppo si sta amalgamando. In questo momento i ragazzi sono comprensibilmente appesantiti dai carichi di lavoro, dopo sei mesi di stop è veramente difficile riprendere. Sono però sicura che presto, oltre alle doti fisiche, verranno fuori anche le qualità tecniche e di squadra su cui puntiamo fortemente.
Protocollo COVID: dopo le prime due settimane di preparazione e la prima uscita ufficiale, impressioni e preoccupazioni? Possibili spiragli per il futuro?
Sicuramente il passaggio al professionismo in un’altra situazione sarebbe stato meno stressante. Ovviamente la priorità è la salute, ma queste procedure rendono cervellotica l’organizzazione di tutti gli allenamenti, sia della prima squadra che del settore giovanile. Rispettare tutte le regole è molto difficile ed oltretutto è un dispendio di tempo e risorse economiche indefinito. In più comporta anche grandi responsabilità oggettive e penali. Non credo sarà possibile per nessuna società continuare così fino alla fine della stagione. Stiamo cercando di capire quali saranno le regole per l’inizio del campionato, il pubblico e tutto il resto. Le norme vigenti impongono le porte chiuse e difficilmente credo al momento potranno cambiare vista la ripresa contagi che ha determinato il pugno duro da parte delle autorità.
Si stanno mettendo in moto tutte le squadre del settore giovanile. Riparte la grande macchina Matelica. Quanto ti rende orgogliosa?
È sicuramente un orgoglio essere il Direttore Generale di una società come questa, che con gli anni è cambiata tantissimo e ha molto modificato l’assetto tecnico e la qualità dei propri tecnici, aumentando man mano il valore. L’obiettivo che ci siamo posti da qualche anno è quello di mettere in piedi un sistema di calcio territoriale. Ci stiamo mettendo forza, anima e cuore e non è facile. In qualche occasione viene fuori il campanilismo che in fondo fa male alla crescita dei ragazzi. Tengo a sottolineare il grande lavoro di Alberto Virgili e Stefano Serangeli che da due mesi girano e incontrano società per stringere accordi che diano facilità di accesso alle squadre nazionali ai più meritevoli ragazzi del territorio e al tempo stesso trovino spazi in quelle locali anche per chi in questo momento è meno pronto per quel contesto. Una collaborazione proficua per far sentire tutti, indipendentemente dai colori e nomi scritti sulla maglia, membri di una grande famiglia. Un progetto a cui noi teniamo tantissimo e di cui ci siamo sempre fatti portavoce. Speriamo di vederlo al più presto realizzarsi perché la scelta di non inserire giovani da lontano nelle squadre nazionali costa molto in termini di lavoro, critiche e impegno, ma le difficoltà vanno superate per il bene del nostro splendido territorio che ha pagato a caro prezzo prima il terremoto e ora il Covid.
Alla luce degli ultimi rumors, un pensiero sui possibili gironi e sull’inizio della stagione.
Diverse fonti hanno formulato ipotesi sulla composizione gironi. Io onestamente me ne aspetto uno molto simile a quello dello scorso anno, con protagoniste le squadre del centro nord-est Italia. Non sono esperta in questo campo e non mi permetterei mai di giudicare.
Mi rimetto alle decisioni della federazione e degli organi competenti, strizzando sempre l’occhio a un campionato avvincente con marchigiane, umbre e romagnole che possano dare vita a tanti derby emozionanti.