L’ALLENATORE ESORDIENTI 2005 CARMINE FELLONE:”Lavorare in prospettiva e non per il risultato”

A destra l’allenatore degli Esordienti 2005 Carmine Fellone

 

Crescere, imparare, giocare e divertirsi. Quattro punti fermi del progetto della S.S.Matelica per il settore giovanile sposati in pieno da tutto lo staff tecnico di cui fa parte anche Carmine Fellone, l’allenatore degli Esordienti 2005. Nato il 29 settembre 1979 a Potenza, è arrivato la scorsa estate alla S.S.Matelica, dopo anni di esperienze in diversi settori giovanili dalla Basilicata alle Marche, sta affrontando questa stagione convinto del progetto intrapreso, com’è lui stesso a confermare: “L’anno calcistico sta procedendo molto bene. Sto affrontando un’esperienza nuova dopo tanti anni a Camerino e sicuramente questo ha generato un nuovo entusiasmo di grande confronto e stimolo anche grazie ai nuovo colleghi e tutto l’ambiente”.

Come nasce questa tua passione?

“Amo il calcio a 360 gradi e dopo averci giocato come accade a quasi tutti i ragazzini, ho avuto anche una breve parentesi nell’arbitraggio. Poi con la società del mio paese ho iniziato un progetto proprio focalizzato sui giovani e da lì ho fatto il corso da allenatore e iniziato questo percorso che ormai porto avanti da tempo”.

Hai mai pensato a una prima squadra?

“Mai. Io amo allenare nel settore giovanile, amo allenare i ragazzi e stare a contatto con loro. E’ lì che si forma il calciatore e si respira la parte più bella del calcio, secondo me. La crescita del ragazzo è al primo posto e lavorare affinchè ciò avvenga è immensamente appagante nonchè un’enorme soddisfazione”.

Carmine Fellone, allenatore degli Esordienti 2005

Come hai accolto l’inizio di questa esperienza alla S.S.Matelica?

“L’ho accolto con un certo orgoglio e tanto piacere. C’era il desiderio di rimettersi in gioco e farlo con una società diversa  che sta crescendo e ha voglia di crescere è decisamente stimolante. Questo si percepisce anche tra noi allenatori perché vogliamo fare sempre di più e migliorarci”

Qual è l’aspetto che ti piace di più?

“I ragazzi, perché hanno bisogno di un punto di riferimento e a loro vanno trasmessi valori che devono utilizzare anche al di fuori dal campo, hanno un’ingenuità che manca negli spogliatoi delle prime squadre, un entusiasmo che si rinnova giornalmente e che andrebbe ritrovato anche tra i grandi. Io imparo tanto da loro”.

La stagione sta rispondendo alle attese che avevi?

“Assolutamente si. Mi piace come stiamo lavorando, la società è presente, la ricerca del miglioramento è giornaliero e si sta programmando in prosepttiva. E’ fondamentale lavorare in questo modo”.

Cosa cerchi di trasmettere ai ragazzi che alleni?

“Il gruppo. Nella categoria in cui alleno io (Esordienti 2005) c’è proprio il momento di passaggio dall’individuale al collettivo, un aspetto che non può prescinedere dal calcio. A mio parere, almeno in questa fase, il risultato deve essere assolutamente secondario a tutto il resto. Quello è nell’immediato e fine a sè stesso. Qui c’è una programmazione e si punta a ottenere risultati sul lungo raggio”.

Allora qual è l’obiettivo?

“L’attaccamento alla maglia su tutto: inculcare al ragazzo che fa parte di un ambiente, il senso di appartenenza in un mondo in cui tutto sembra superficiale: il calcio ha un aspetto sociale importante. Far crescere i ragazzi in un ambiente sano è fondamentale per la formazione della persona e i ragazzi partecipano con grande volontà, non mancano mai agli allenamenti. Devo riconoscere un lavoro precedente ben fatto dalla società in questo”.

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